domenica 31 luglio 2016

AGRICOLTURA SICILIANA, L’ECCELLENZA TRADITA: LA SPECULAZIONE SUL GRANO ED IL CRAC DEI CONSORZI DI BONIFICA


L’agricoltura siciliana è sicuramente il settore economico primario nell’isola. Essa ha costantemente sostenuto, con i sacrifici personali di migliaia di coltivatori diretti e di imprenditori, la qualità dell’economia isolana, fornendo fiato ad un territorio che in quanto a sviluppo economico e benessere fa acqua da tutte le parti.
E questo nonostante una classe politica priva di lungimiranza e pressoché straniata rispetto ai bisogni ed alle esigenze delle migliaia di imprese agricole nostrane.
Terminate le abbuffate con i soldi a pioggia ad una cooperazione che al di là di pochi baluardi è finita nel tritacarne politico, finite con la spending review forzata i finanziamenti inutili, gli appalti faraonici e le assunzioni elettorali, ora tocca tirare la cinghia.
A tirare, però, sono sempre loro gli agricoltori, vittime delle miopie politiche e di illogicità persistenti della classe dirigenziale.
Due soli esempi recenti: la speculazione del grano e il crac del sistema dei consorzi di bonifica.
Sul grano si è ora mobilitata la protesta dei contadini, protesta da molti vissuta con fastidio. Ma a rimetterci è stato e sarà chi coltiva la terra e produce uno dei migliori grani duri del mondo. La Sicilia fin dai temi dei Romani è stata conosciuta come il “granaio d’Italia”. Ebbene questo granaio sta lentamente morendo, soffocato sull’altare di un’Europa cannibale che ha via via innescato meccanismi di apertura di mercati che nuocciono in modo letale all’economia del grano siciliano. A ciò si sono aggiunti gli speculatori, ladri legalizzati e truffatori organizzati. 
Chi tutela l’agricoltore? Una classe politica disattenta o un sistema di associazioni di categoria del tutto disarmato e ingenuamente servo del potere costituito?
Per raccogliere il grano si vuole tutto un anno. L’agricoltore, pressato da un sistema fiscale perentorio, da costi di produzione che si moltiplicano esponenzialmente, soffoca tra le spire di gente che, sfruttando le falle del sistema di raccolta e di conservazione del grano, si approfitta ignobilmente della necessità di vendere il prodotto.
Sembra assurdo, ma è così. Si specula senza scrupoli sul lavoro di tutto un anno in modo indisturbato. Tanto prima o poi le manifestazioni di piazza finiranno. Ed i contadini non possono fare “sciopero” in campagna.
Ma non è finita qui.
L’andamento climatico di questo anno è stato siccitoso. Le precipitazioni sono diminuite nel loro complesso di circa il 50% in moltissime zone della Sicilia dove ci sono uliveti, vigneti e colture arboricole. Il bisogno di acqua è pressante.
L’irrigazione dei campi è stata garantita nel territorio dal sistema dei Consorzi obbligatori di bonifica. Un sistema senza dubbio malato, a volte ipertrofico, ma necessario se non vitale per l’agricoltura.
I consorzi di bonifica sono stati falcidiati economicamente e strutturalmente. Le passività, si parla di un fabbisogno complessivo che sfiora i cento milioni di euro, frutto di ataviche inefficienze, dovute alle indebite ingerenze politiche,  sono state ribaltate ancora una volta sugli agricoltori consorziati, accusati di chissà quale malefatte.
Risultato: il prezzo dell’acqua è salito a dismisura, con aggravio obbligatorio di pagamento imediato degli arretrati. Un mattone che è piombato tra capo e collo sull’agricoltura siciliana proprio in un’annata in cui il bisogno di acqua è essenziale.
Perché la riforma dei consorzi di bonifica non ha seguito quella di tanti enti in cui il “rimaneggiamento” finanziario è avvenuto gradualmente e non in modo traumatico? La Regione Siciliana si è resa drammaticamente assente in tutto ciò non pagando gli stipendi per mesi al personale dei consorzi, riducendo i finanziamenti in modo drastico e rifiutando pagamenti alle banche ed, alla fine, facendo crollare tutto il peso sulle gambe degli agricoltori bisognosi dell’irrigazione.
Questi due sono solo due esempi recenti, ma ne potremmo raccontare tanti altri. Dalle truffe merceologiche ai “colletti bianchi” che spremono per via delle loro cariche superstipendi da favola.
Chiediamo a gran voce per tutto il settore un’inversione di rotta: l’agricoltura siciliana ha bisogno di essere tutelata ed incentivata non truffata ed abbandonata!

By Michele Barbera

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