mercoledì 8 febbraio 2017

L'EURO? NON MI PIACE, MA ME LO TENGO

E' inutile. Decisamente noi italiani non ci sappiano fare con le “decisioni storiche”. Se guardiamo al recente passato o anche prima, le scelte di politica strategica, specie quelle internazionali, non fanno per noi. Ci lasciamo coinvolgere e stravolgere: dalle passioni, dagli entusiasmi facili, senza considerare conseguenze e, sopratutto, senza essere adeguatamente preparati.
Così è stato per l'euro.
Abbiamo aderito con una faciloneria che rasentava la dabbenaggine: risparmi dimezzati, prezzi raddoppiati, un'inflazione reale che nei primi due anni ha divorato l'economia del Paese, sino a ridurlo all'osso.
Non eravamo preparati. Già. Facile dirlo con il senno di poi. Però è anche vero che i nostri governanti (quelli delle decisioni storiche) non hanno fatto nulla per impedirlo.
E' anche vero che una moneta in sé non è buona o cattiva. Ma un pessimo cambio, sì. Ed è vero che fra i paesi area Euro esistono ancora tensioni monetarie interne, quello che una moneta unica avrebbe dovuto estinguere. E' il famigerato spread. In pratica noi emettiamo titoli alla pari con l'ex “marco tedesco”, sui quali – però – paghiamo interessi italiani. Questo perché i titoli del debito pubblico sono diversi da Paese a Paese. Ogni paese emette i propri ed ogni paese paga gli interessi che il mercato richiede: più titoli emette, più gli interessi si alzano, più i tedeschi sbraitano contro il debito pubblico italiano.
Ora, sull'onda della Brexit, tutti vogliono tornare alla lira. Al solito, un'altra “decisione storica” a cui vogliamo credere con l'entusiasmo di bambini che si trovano di fronte un lecca lecca gigantesco pieno di coloranti, conservanti ed additivi: lo vogliono a qualsiasi costo, anche se dopo staranno male.
Intanto, va detto che la Gran Bretagna ha mantenuto la sovranità monetaria e non ha mai aderito all'euro. I vincoli che lei ha con l'Unione Europea sono di mera natura contrattuale. Paradossalmente, la Gran Bretagna ha sfruttato l'Unione divenendo sede – con un regime fiscale favorevole – di importanti multinazionali ed ospitando nel listino di borsa titoli di tutto il mondo. Ma anche la Gran Bretagna ha subito l'onda lunga di una crisi economica provocata dallo scollamento tra l'economia finanziaria (basata sul nulla) e l'economia reale (contrazione della produzione, rottura degli equilibri medio-orientali, emigrazione africana, etc...). Anzi, Londra è stata una delle capitali della crisi finanziaria. La reazione più semplice è stata quella di tagliare drasticamente i fattori esterni, per concentrarsi su un consolidamento interno. Ed ecco la Brexit, che non è stata una volontà di quattro bifolchi, ma un'attenta scelta di politica economica. Che si attuerà nel tempo e dando alla Gran Bretagna tutti i comodi opportuni.
Per l'Italia o la Francia, la questione sarebbe diversa. Sono subalterne (più l'Italia) di un'economia forte, la Germania, che ha utilizzato l'euro come un panzer per conquistare i mercati europei. La sovranità monetaria è stata azzerata, il debito pubblico ci flagella e lo spread è in mano ai bankster che speculano sui tassi di interesse.
E' chiaro che se la Francia o l'Italia uscissero dall'euro, la moneta unica non avrebbe più senso. Ma i contraccolpi sarebbero gravissimi.
I vantaggi dell'euro sono stati: la facilità degli scambi, una moneta unica per pagare le risorse energetiche, il contenimento di inflazione e quindi, la sostanziale stabilità dei prezzi e la scarsa volatilità relativa dei mercati. L'euro ha saputo persino fare fronte ad una crisi gravissima, quella greca, che rischiava di trascinare nel nulla una nazione.
Per uscire dall'euro bisognerebbe prima rafforzare l'economia interna, equalizzare il prelievo fiscale ed il costo del lavoro, rendendo appetibile l'investimento industriale in Italia, sviluppare un'autarchia energetica con le rinnovabili tale da metterci al sicuro da “ricatti” energetici, insomma creare i presupposti virtuosi di un'economia forte. Ma a quel punto sarà conveniente tenercelo l'euro.
Altrimenti, sarà il caos, con tassi di interessi alle stelle, moneta deprezzata ed inflazione a due cifre. Non dimentichiamo il sistema industriale, che abbiamo preferito “vendere” o dislocare all'estero. La vera sfida economica per il futuro è quella di ricreare la nostra economia produttiva, limitando e regolando le speculazioni finanziarie ed i virus bancari. Questo è il nostro reale banco di prova: ricostruire l'economia italiana. E questo euro o non euro.
By Michele Barbera

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